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Bacci, A., 1573. L'Alicorno: Discorso dell'excellente medico et filosofo M. Andrea Bacci, nel quale si tratta della natura dell'alicorno, & delle molti sue virtu eccellencissime. Fiorenza, Giorgio Marescotti, pp. i-viii, 1-80

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Location: World
Subject: Text as original
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Original text on this topic:
L'Alicorno
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Discorso dell'eccellente
medico, et filosofo
M. Andrea Bacci,
nel quale si tratta della Natura dell'Alicorno,
e delle sue virtù eccellentissime.
Al Sereniss. Don Francesco Medici
Gran Principe di Toscana.
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Firenze, appresso Giorgio. Marescotti - MDLXXIII

AL SERENISSIMO
DON FRANCESCO
MEDICI,
GRAN PRINCIPE DI TOSCANA
Padrone mio Benemerito.
Già io non piglio presuntione, Serenissimo sig. Principe, di dedicare all'Altezza Vostra questo Discorso dell'Alicorno per una usanza, come per lo piu fanno gli scrittori, gli quali dopo l'haver faticato giorno, & notte, & bene spesso gli anni intorno à qualche bella consideratione; alla fine per carestia de' buoni Principi, che favorischino l'opere virtuose, vanno mendicando à che appoggiarle, acciò che sotto qualche illustre nome, acquistino loro credito, & sieno rispettate da' maldicenti. Anzi io confesso liberamente, che questo è frutto, & opera del maraviglioso intelletto Vostro, & io, per quanto mi fu concessa gratia d'udirlo, ne sono stato (si può dire) solamente copiatore. Perche non trattandosi in questa eccelsa Corte, etiandio ne'i privati ragionamenti, se non di cose alte, & degne veramente di gran Principe; io ho raccolto in queste poche carte tutto quel bel discorso; che, per occasione di quella preciosa Tazza d'Alicorno, venuta da quei Re dell'India, & che fu portata à questi giorni al Gran DUCA COSIMO Vostro Padre, fu fatto tra nobili Cavalieri, & tanti eccellenti Medici, che sono alla cura di S. Alt. delle maravigliose virtù di quel Corno, & della natura d'un si famoso animale in tutte le historie. Nel qual Discorso ragionando V. A. con molto giuditio delle Imprese, che da alcuni Principi, & honoratissimi Signori si fanno dell'Alicorno, & interpetrando divinamente quei significati secondo le proprietà di questo animale, & con esempi di tanti Alicorni, che sono ne i tesori d'Alcuni Principi; & di quelli specialmente, ch'ella ha veduti in Germania, & nella corte di Spagna, & talvolta mettendo in campo qualche bella Quistione, dette ampia materia, che sopra di ciò si facessero molto belle, & dottissime considerationi. Le quali, & per la nobiltà del suggetto, & per esser questa materia desiderata molto, & grata à i Principi, parendomi degne che se ne dovesse tener qualche memoria; tutto quel tempo, che mi avanzava da cosi honorato servitio, & con quell'ordine, che ho potuto migliore, le ho messe in carta, & sottopongo di nuovo alle nobili Censure di V. Alt. Con animo, che se alcuna cosa vi sarà di buono, di tutto si renda laude à V. Alt. che n'è stata primo autore: & nel restante supplisca la buona intentione, ch'io ho di satisfare à gli amatori della verità, & che di si fatte meraviglie di natura desiderano havere qualche vera risolutione.

Di V. A. Serenissima
Humiliss. & divotiss. Servitore

Andrea Bacci.

PRIMI CAPI DI TUTTO QUEL,
CHE SI TRATTA IN QUESTO
DISCORSO DELL'ALICORNO.
- Proemio che quel, che noi sappiamo sia piu tosto opinione, che scienza vera.
PRIMA PARTE.

- Nella quale si discorre se l'Alicorno è
- Cinque ragioni contra la opinione dell'Alicorno
- Le difficoltà, & i dispareri circa l'Alicorno
- Negli spettacoli de' Romani, non fu visto mai l'Alicorno.
- Fondamenti, & risposte contra le predette ragioni
- Diverse intentioni, & significati degli Scrittori
- Significato dell'Asino d'oro d'Apuleio
- Significato delle Sirene d'Homero
- Significato delle Harpie di Vergilio
- ALLA PRIMA ragione, che l'Alicorno è, se bene egli sia incognito
- Degli Aromati perche parimente siano incogniti
- Del Reubarbaro
- Del legno Aloè
- Dell'Ambra Cane
- Dell'Ambra Coronaria
- Che L'Alicorno non si può pigliar vivo
- ALLA SECONDA Ragione, perche dell'Alicorno si è havuta sempre confusa notitia
- Che la natura è maravigliosa in diversi modi
- Maravigliosa origine dell'oro, & delle gemme
- Delle pietre preciose
- Meraviglie di natura negli animali
- Nella rarità degli animali
- Della Fenice
- Del Balsamo
- ALLA TERZA Ragione, perche quelli che scrissero dell'Alicorno sieno varii
- Gli autori antiche, & moderni dell'Alicorno
- Le diversità degli autori come si accordano
- Le varietà della cosa, in che consiste
- Che degli Alicorni se ne trovino piu sorti:
- ALLA QUARTA Ragione, Delle virtù, & gran promesse che si fanno dell'Alicorno
- Che le virtù occulte non si possan'negare
- ALLA QUINTA Ragione, perche l'Alicorno, non fu mai condotto negli spettacoli de' Romani
- Che l'Alicorno non si può trar dal suo paese
- Che gli Elefanti malamente si conducon altrove
- Che i Romani non arrivorno dove si truova l'Alicorno
- Conclusione che l'Alicorno veramente è.
SECONDA PARTE.

- Nella quale si discorre quel, che sia l'Alicorno
- I veri Scrittori dell'Alicorno Caldei, Hebrei, & Arabi
- Che l'Alicorno non sia il Rhinoceronte
- Historia del Rhinoceronte
- Spettacoli in Roma del Rhinoceronte
- Medaglia di Diocletiano col Rhinoceronte
- Spettacolo del Rhinoceronte in Portogallo
- Corno del Rhinoceronte del Gran Principe
- Le Historie del Monocerote
- Monocerote s'intende in due modi
- Monoceroti scritti da Aristotile
- L'Asino d'India Monocerote
- L'Orige Monocerote
- L'Onagro, cioè Asino silvestre
- Buoi, Tori, & Vacche Monoceroti in India
- Balene, Serpenti, & altri animali cornuti
- Monocerote, & proprio Alicorno qual sia.
- Descritione dell'Alicorno
- Historia dell'Alicorno di Eliano
- Cartazone si dice in India l'Alicorno
- Plinio dell'Alicorno
- Medaglia de' Nisei in India con l'Alicorno
- Medaglia, e Are di Alessandro Magno
- Testimoni moderni dell'Alicorno
- Enea Piccolomini dell'Alicorno
- Marco polo Venetiano
- Aluigi Cadamosto
- Lodovico Bartema
- Differenze, & concordia degli Scrittori dell'Alicorno
- Che gli antichi Scrittori non conobbero l'Alicorno
- Gli Alicorni, che si veggono ne i tesori de' Principi
- Corno di Parigi
- Corno di Metz in Fiandra
- Corno del re di Pollonia
- Corno d'Argentina in Germania
- Corni del tesoro di San Marco in Venetia
- Corno in terra de' Svizzeri
- Corno grandiss. scritto da Alberto Magno
- Historia di Paolo Diacono
- Tazza d'Alicorno portata dall'India in Fiorenza
- Tronchi d'Alicorno del Gran Principe
- Tronchi d'Alicorno in Roma
- Tazza d'Alicorno del Cardinale Alessandrino
- Corno d'Alicorno del Duca di Mantova
TERZA PARTE.

- Nella quale si tratta delle virtù dell'Alicorno
- La ragione delle cose stravaganti che si scrivono
- Censure di Galeno in Dioscoride, & altri Scrittori
- Che la forma in ciascuna cosa è fondamento di tutte le operationi
- Fondamenti delle proprietà occulte
- Varii sentimenti degli Scrittori dell'Alicorno
- Figure, & allegorie dell'Alicorno
- Figure dell'Alicorno nella sacra Scrittura
- Figura dell'Alicorno in braccio à una Vergine
- Impresa della medaglia de' Nisei con l'Alicorno
- Impresa di Papa Clemente con l'Alicorno
- Impresa di Papa Paolo III.
- Impresa di Bartolomeo dal Viano
- Impresa del Cardinal Crivelli
- Delle proprietà manifeste dell'Alicorno
- Che gli antichi non usorno l'Alicorno
- Falsi Alicorni, che usono gli Spetiali
- Avorio abbruciato per Alicorno
- Miniera di Pietra in Calabria simile all'Alicorno
- Delle proprietà occulte dell'Alicorno
- Come si giudicano le proprietà occulte
- Uso degli Indiani dell'Alicorno
- Esperienze di diversi autori dell'Alicorno
- I Medici di Roma che opinione habbino dell'Alicorno
- Che l'Alicorno sia preciosissimo
- Un corno dell'Alicorno apprezzato novantamila scudi
- Un pezzo d'Alicorno di Papa Giulio, dodici mila scudi
- Un tronco d'Alicorno del Card. Di Trento preciosissimo
- Le superstitioni, che si dicono dell'Alicorno
- S'egli è possibile che l'Alicorno vaglia contra ogni veleno
- S'egli è possibile, che sudi presente il veleno
- Corni de Serpenti, che sudano presente il veleno
- Lingua Serpentina, che suda presente il veleno
- Se l'Alicorno bolle posto nel vino, ò nell'acqua
- Che sia bene lasciar credere al vulgo certe cose utili
- Risposta prudentissima d'Apollonio Thianeo delle proprietà incredibili dell'Alicorno.

IL FINE DELLA TAVOLA.

L'ALICORNO
DELL'ECCELLENTE
MEDICO, ET FILOSOFO
M. ANDREA BACCI.

Se noi anderemo ben considerando quante difficoltà habbia l'intelletto nostro nell'uffitio suo, rispetto alla natura delle cose intelleggibili, come ancora per la propria debolezza; troveremmo verissima quella sentenza d'alcuni savi, che di pochissime cose noi habbiamo cognitione vera, & che la piu parte di quel, che noi sappiamo, sia piu tosto opinione, che scienza certa. Perche di tutto quel, che soggiace alla intelligenza nostra, vi sono due estremi, & un mezzo; delli quali uno è eccellente, & di una essentia altissima, come sono le sostanze separate, & immateriali, alla cui idea (come ben le assomiglia Aristotile) non altrimenti si confà l'intelletto nostro, che si faccia l'occhio della nottola allo splendor del Sole. Un'altra sorte all'incontro ve n'è infima, & bassa, come sono la Materia, & certi primi principij delle cose, li quali per la pochissima essentia loro, non possono formare quasi niuna imagine di loro stessi nell'intelletto, la onde possano esser compresi, & intesi da noi.
Nel mezzo di questi due estremi sono le specie materiali delle cose composte, e manifeste al senso: le quali, come per altro sieno oggetto assai proprio alla cognitione humana; tuttavia hanno queste ancora due difficoltà notabilissime, per le quali non si possano perfettamente conoscere. Una è, perche in ciascuna cosa sono alcune differenze interiori, & alcune proprietà, quasi di natura celesti, alle quali il debol lume dell'intelletto nostro non può penetrare, se non per via di conietture, & molto debolmente. L'altra è, che ogni nostra cognitione havendo origine da i sensi, & questi per varij loro mancamenti tal volta ingannandosi, è forza che bene spesso l'intelletto s'inganni ancor lui, & intenda una cosa per un'altra. Et quì lascio una terza difficoltà, al quale non ha riparo, & è forse la maggior di tutte; quel, che la malitia de' malvagi huomini adoperi quasi in tutte le cose, di adombrare in modo la verità, & sofisticar le scienze, che mette in confusione, &, mi fa dire, è causa quasi della distrutione di quel poco, che si sà. Hor se l'intelletto nostro hà tante difficoltà nelle cose, che sono al senso manifeste, qual cognitione direm noi poter havere d'infinite altre, che non si appresentano a' sensi? Conciosia che, ò perche nascano in paesi lontani, & ne i deserti, ò che di natura loro sien rare, ò pur che non si vidder mai, non son venute à notitia se non per detto d'altri, & d'huomini per lo piu ignoranti, & barbari, che agevolmente anco per malitia, hanno potuto darci à credere una cosa per un'altra, & il falso per il vero. Si come è avvenuto degli Aromati, & di molte sorte d'animali, & altre maraviglie, che dicano ritrovarsi nell'India, & di là degli Antipodi, le quali il tempo, che è padre della verità, & all'età nostra massime, che si è navigato, & scorso per tutto'l mondo, ci ha dichiarato tutte esser cose, ò mal'intese, ò favolose, ò in dubbio ancora s'elle sieno, ò nò. Delle quali havendo io per ciò trattato molto curiosamente ne i discorsi delle proprietà occulte, alcune n'ho lasciate da parte, come favolose, & che poco importa, ch'elle sieno vere, ò nò; come della fenice, della Salamandra, del Basilisco, & Satiri, & Centauri, & altre simili. Et di alcune altre, che erano in qualche dubbio, come sono la piu parte degli Aromati, della pietra Bezaar, dell'Alicorno, & d'altre simili preciose, e rare; con quella dioligentia, che ho potuto intorno à cose si fatte, e straniere, mi sono sforzato haverne qualche vera notitia.
Ma tra l'altre cose, ch'io desiderava, & che ho parte vedute, & parte intese in questa nobilissima Corte, Academia veramente floridissima di tutte le virtù, del GRAN DUCA DI TOSCANA, mi son chiarito interamente di alcune particolarità, delle quali io era in dubbio, dell'Alicorno. La cui materia per molti rispetti io ho giudicata degna di gran consideratione, e necessaria; principalmente per esser ella di qualche importanza alla vita humana, & molto desiderata; & di poi perche ella è stata sempre in tanta riputatione appresso de i Principi, & dell'opinione del mondo; che non è Scrittore, ne Medico, che tra le meraviglie di natura, & le piu nobil cose che sieno contra al veleno, non metta l'Alicorno per nobilissimo, & per un antidoto eccellentissimo. E con tutto ciò essendo egli rarissimo, & servato ne i tesori de' Principi, è stato cagione che la malvagità degli huomini tirati dall'avaritia del guadagno, habbia messo innanzi chi una cosa, & chi un'altra, & tal'uni certe pietre per il vero Alicorno, che poi alla prova, & non senza pregiuditio di molti, si son ritrovate cose false, senza virtù, & tutte vanità. Il che à molti, & à me specialmente per molti anni à dietro, ha causato un sospetto maggiore, che l'Alicorno facilmente fosse anch'egli una simile inventione d'huomini, & non di quella riputatione, nella quale è stato sin quì tenuto communemente. La onde hora io ho deliberato di darne (se io non m'inganno) qualche vera risolutione, con buon'animo prima di compiacer con questa mia fatica a' Principi virtuosi, à cui piu che ad altri tocca questa ura; & dipoi spero ancora h'ella debba esser materia non meno grata, che utile comunemente, per molte altre belle considerationi, che per intelligenza di alcuni nobili Scrittori, & per esser meglio inteso, ci convien fare.
Però proponendomi per quanto mi si concederà di esser breve & chiaro, per compemsar le difficoltà, che vi sono con qualche ordine; ho voluto divider tutto questo Discorso, secondo le regole della vera dimostratione, in tre parti principali. Perche nell'una disputeremo la prima Quistione, Se egli è l'Alicorno; intorno alla quale si addurranno per l'una, e l'altra parte molte ragioni curiose, & con alcune chiare distintioni si proverrà, ch'egli è indubitatamente. Nell'altra parte risolveremo che animale sia l'Alicorno: dove si udirà quanto gli autori antichi, & moderni, d'ogni natione n'hanno scritto, & quel che per il vero si ha da tenere. Ultimamente venendo al Come, & Perche, determineremo s'egli habbia proprietà contra veleno, & per qual ragione si possi provare, che l'Alicorno habbia forza di fare alcune operationi, come si crede miracolose.
PRIMA PARTE.
SE L'ALICORNO É.
Il primo punto, che si ricerca dichiarare nelle cose dubbiose, è di risolvere se la cosa è, ò non è: perche presupposto questo primo fondamento, conseguentemente si viene à determinare che, e come, & perche di quel, che si disputa. Però il vulgo intende per questo nome d'Alicorno, una fera incognita in queste bande, & ch'ella naschi in lontanissimi paesi, con un sol corno in fronte, havuto per miracoloso contra al veleno, & in gran stima de' Principi, detta però da' Greci Monoceros, & da' Latini somigliantemente Unicornis, che poi volgarmente vien detto Alicorno, ò Liocorno. Ma in effetti, qual'egli sia questo animale, non è cosa facile à risolvere: anzi da alcuni si dubita, che egli non sia cosa vera, ma ch'ella debba esser qualche inventione volgare, che poi facilmente sia venuta in opinione, et da tal'uni anco sia stata scritta à varij loro disegni, ò per semplicità, ò per tristitia, ò per dilettatione, ch'altri s'habbin presa d'empier i loro libri di meraviglie, & cose stravaganti, poco curandosi, ch'elle fossero, ò vere, ò false. Si come anco fu scritto dell'Asino d'oro da Apuleio, delle Sirene da Homero, dell'Harpie da Virgilio, della Chimera, del Minotauro, dell'Hippogrifo, & di simili altre fantasie. E che quel tanto, che si dice, et si truova scritto dell'Alicorno, sia un grido si fatto popolare, si può provare con molte ragioni.
Alicorno che vuol dire.
LE RAGIONI CONTRA L'ALICORNO.

Primieramente il nome istesso porta seco manifesta dubitatione, dicendosi significar una fera incognita, & strana, et ch'ella naschi in India, altri dicono in Etiopia, & altri nel mondo nuovo. Dove è da considerare, che quella poca notitia, che se n'è havuta insin'al dì d'hoggi in tutta Europa, come di cosa straniera ch'ella è, non è venuta se non per via di genti barbare, & rozze, le quali con tutto ciò non par che n'habbino saputo dir'altro, se non ch'ella naschi ne i deserti, & ch'ella vadia solitaria, e per luoghi inaccessibili, & che però sia cosa rara à vedere. Il che è segno, che manco, quelle genti doveano averne cosa di certo, ma ci da ben sospetione, che sotto quei colori eglino ci habbino dipinta una cosa in aria.
E questo si conferma, perche manco gli autori, che dal principio ne scrissero, sono stati di molto conto: perche il primo che scrivesse dell'Alicorno, per quanto si cava da Plinio nel libro VIII al capitolo XXI fu Ctesia, il quale Aristotile nel libro VIII dell'Historia degli animali al cap. XXVIII apertamente nomina per autor poco degno di fede. E con tutto ciò ha del verisimile, che tutto quel, che poscia ne scrissero gli altri autori, & l'istesso Aristotile, & Plinio lo pigliassero da lui. Che gli altri poi manchino autorità; Filostrato, per uno de' Greci posteriori, si vede chiaramente che egli si dilettò di novelle, et di si fatte meraviglie. Et Eliano, se ben par ch'egli ne dovesse scriver piu accuratamente, facendo egli professione solamente degli animali; si vede però che'ne stava in dubbio, usando sempre di mettere innanzi questo termine, si dice, ò dicano, ò s'intende.
Et questa per un terzo argomento fu altresì la cagione, ch'egli, & quei, che seguirono dopo di lui, fino a' tempi nostri, tutti habbiano ragionato con qualche diversità: perciò che non trovandosi di questo animale cosa ferma, ne certa piu che tanto, & scrivendo eglino per detto d'altri, furono forzati secondo le informationi, che n'hebbero chi per una via, & chi per un'altra à scriver tutti diversamente. Onde manco possiamo affermare di quei, che n'hanno data qualche notitia a' tempi nostri, che ne scrivano di veduta, ne per cosa certa, poiche sono ancor'essi tanto differenti tra loro. Altri dicano essere un Cavallo, altri un'Asino, altri à guisa d'un Cervo, altri d'un'Elefante, et altri dicano che'l Monocerote è una specie appartata dalle sopradette, à tale che alcuni ne fanno due specie, alcuni altri ne pongano tre, & piu specie. Altri dicano che l'Alicorno habbi l'ugna intera, come'l Cavallo, altri la fanno spartita come di Capra, altri piatta come quella dell'Elefante. Ne sono gli autori discordanti circa l'animale solamente, ma sono differenti ancora nella descritione del corno: perche alcuni lo pongano di color nero, altri baio scuro, ma che da basso sia bianco, & in cima nero. Un'altro dice, che verso la cima tiri al purpureo, ò lionato, altri lo fanno pulito, & liscio, altri ruvido come'l corno del cervo, altri che sia schietto, & altri che da basso à alto sia strisciato d'intorno à lumaca à guisa d'un bellissimo lavoro. Pongolo piu, & meno largo, & lungo differentemente. I moderni poi essendo forzati in tanta diversità di venire al paragone, & riportarsi alla esperienza di molti corni d'Alicorno, che si veggono ne i tesori d'alcuni Principi Christiani; in questo ancora restano confusi, & convinti: perche questi corni manco si veggano essere tutti à un modo, ma in certe cose son conformi à quel, che n'han detto gli antichi, & in certe nò. Di piu, quel, che fa credere che questa verisimilmente sia una fama popolare, che à poco à poco sia cresciuta, & habbia pigliato credito di verità; si argomenta dalle promissioni eccessive, & incredibili, che da qualch'uni si fanno delle vitù di questo corno.
Dicano risolutamente che vaglia contra lo spasmo, contra'l mal caduco, & contr'l veleno: & dove fin quì si poteva tolerare, vi aggiungono di piu, che la virtù di questo corno non è solamente contra un particolar veleno, ma generalmente vale contra qual si voglia sorte di veleno. E per secondar meglio al gusto de' Principi, dicano che non accade torlo in bocca, come bisogna far della Teriaca, & degli altri antidoti, perche basta solamente, che questo corno sia tenuto alla presentia dove sia, ò dove si porti veleno, perche subito scuopre egli il veleno in due modi, ò suda, ò veramente messo per pruova nell'acqua, o un una tazza di vino, comincia subito à bollire: Et per meglio dare à creder questi miracoli, si vagliano de' testimoni antichi, gli quali scrivono, che i Re dell'India faceano far le tazze di questo corno, nelle quali loro soli beveano, & si tenevano sicuri da ogni malattia insanabile, & che per quel dì non potevano temere d'alcun veleno, ne di alcuna altra avversità, fin di passar fra l'arme, & per mezzo al fuoco, & altre simili promesse impossibili, che quanto piu eccedano ogni credenza humana, tanto maggiormente dan cagione a' piu intelligenti di far perdere la fede al tutto di quel, che se ne dice.
Anzi non mancano alcuni valenti huomini, che hanno havuto ardir di scrivere, & dinegar in tutto, quanto si crede di questo animale, & del suo corno, & dicano che i ciurmadori, de' quali il mondo non fu mai senza, si sien serviti di questa fama popolare, & l'habbino messo in tanta eccellenza appresso de' Principi, che non parrebbe veramente tesoro quello, che tra infinita copia di cose ricche, & preciose, non vi havesse ancora l'Alicorno.
Per ultimo argomento, alcuni potrebbono pensare per la conformità delle voci, che il Monocerote, & il Rhinoceronte sia'l medesimo, che vuol dire animale, che habbi un sol corno sopra le nari. Ma se ciò fusse, già non vi saria dubitatione alcuna: conciosia che il Rhinoceronte è certo che sia, & piu volte fu veduto ne i publici spettacoli al tempo de' Romani. Ma s'egli è altro animale, come si presuppone, quivi nasce una difficoltà maggiore, perche fra tante fiere, che si conducevano da tutte le parti del mondo in quei meravigliosi spettacoli di Roma, non si legge però mai, che vi fosse condotto l'Alicorno. Nella dedicatione dello Amfiteatro di Diocletiano da tutte le bande si condusse una quantità di fere istrane grandissima: ma non si legge che vi si facesse mai maggior diligenza, che al tempo di Gordiano, perche dovendo egli trionfar de' Persi, & celebrar le feste secolari per l'anno gloriosissimo, ch'era il millesimo dalla edificatione di Roma, che poi celebrò Filippo primo Imperator Christiano, suo successore, fece condur per quelle caccie Elefanti, Alci, Tigri, Leoni, Leopardi, Hiene, Camelopardi, Onagri, & Cavalli salvatichi, & altre fere di piu sorti, tra le quali par meraviglia, che mancasse l'Alicorno, s'egli si ritrovava (come si dice) pur in quelle bande. E maggiormente ch'egli era in quei tempi mentionato parimente per animal così bravo, & di cosi degno spettacolo, quanto altro animale, che si vedesse mai. Il che è segno piu tosto, che non vi si trovava ne poco, ne molto, & per tutte queste, & altre ragioni pare, che indubitatamente si possi conchiudere, che l'Alicorno non si truovi, & veramente non sia.

FONDAMENTI, ET RISPOSTE
Contra le predette ragioni.
Ho voluto addur tutte queste ragioni in dubbio dell'Alicorno, perche il dubitar in tutte le cose suol aprire grandemente la strada alla verità. Et però coloro che in contrario n'hanno scritto, non meritano appresso di me se non lode, quando essi però non si sieno lasciati guidar dalla ostinatione, & per opporsi à quella commune opinione, che n'è stata sin quì tanto celebre; ma dal desiderio solo ch'ognuno ha di sapere, & di disputar solamente à fine, che piu chiaramente si possa venire in cognitione della verità, si come io spero di mostrare in questa materia. Primieramente quanto alla proposta di coloro, che vi tengano qualche dubbio: grande argomento della Verità, secondo 'l giuditio de' Savi, par che sia la Fama universale, & maggiormente quando ella si truova stabilita, & approvata da huomini di autorità, & con qualche ragione. Il che è avvenuto hora dell'Alicorno, di cui per fera istrana ch'ella sia, & nativa in lontanissime regioni, è però stata antichissima fama & un commun consenso appresso d'ogni natione, ch'ella sia veramente. Ne qui mi si può opporre, che questo sia stato forse un qualche grido popolare, & di poco credito; perche dove ogni grido popolare, suole in breve tempo mancare, questa dico, che è stata fama universale, la quale è perseverata in ogni età, et illustrata, da che si ha memoria delle lettere, da scrittori tanto sacri, quanto naturali, de' primi, & de' piu famosi, che siano mai stati al mondo, & tuttavia è venuta acquistando maggior chiarezza, & certezza di cosa vera. Dalla fama poi, perche tutto quel, che si dice, ò si scrive può esser vero, ò falso; quanto par debolezza di giuditio à creder di subito l'affermativa, che sia così; tanto all'incontro si può imputare à temerità à conchiudere, ch'una cosa tenuta, et accettata per vera di commun parer de' Savi, 6 tanti secoli, sia falsa, ò sia qualche vana inventtion d'huomini.
Maggiormente, che il vero, & il falso, secondo che io truovo ne i principij morali, per dubbio che sia, si discerne per via di coniettura, da tre forti inditij, ò dalla cosa istessa, che si dice, ò dall'autore, ò dal modo. Quanto alla prima coniettura, è cosa certa che in tutte le cose sono i suoi estremi, & i suoi mezzi, & in quelle specialmente, che si ravvolgano nelle opinioni degli huomini, altre son vere, altre son poste per modo di figura, altre son superstitioni delle genti, & altre son mere favole, & fantasie. Delle quali non faccendosi distintione, agevolmente si incorre in quel detto d'Aristotile, che chi riguarda à poche cose, presto dice. Et di quì nascono altri inconvenienti, perche si passa da un genere all'altro, et si viene per lo piu à inferir conclusioni si fatte esorbitanti, & che per avventura non sia stato detto dell'Alicorno altrimenti, che dell'Asino d'oro d'Apuleio, delle Sirene d'Homero, dell'Harpie, del Minotauro, & simili altre inventioni, le quali non han paragone nessuno con quel, che si truova dell'Alicorno: anzi dove elleno contengono in se qualche buon sentimento, tuttavia per essere allegate fuor di proposito, vengano riputate per ciancie, con poco honore ancora di quei buoni autori, che alle volte vi hanno compresi altissimi significati.
L'Asino d'oro d'Apuleio non fu altro ch'una bellissima figura, in derisione di quelle sciocche religioni de' gentili, & per mostrare, che chi considerasse bene i mancamenti, che si ritrovano in tutte le conditioni degli huomini, & i vitij; che egli finge di vedere sotto quella maschera d'Asino: troverebbe, che tutte le ationi humane, etiandio sotto spetie di virtù, son piene d'infinite imperfetioni.
Le Sirene d'Homero, che furono trovate da Ulisse à i liti di Napoli, & di Sicilia, non furono figurate per altro, che per la fraude, che sotto bello aspetto, & canti, & suoni, & varij modi di adulationi, di che molto abbondano fino al dì d'hoggi quelle parti, ingannava gli incauti naviganti. Volendo ammonirci questo mirabil Poeta col color di si bella poesia, che nel conversar eziandio fra gli amici, dobbiamo essere accorti, non consentire alle troppe carezze, & insolite accoglienze altrui.
L'Harpie mostrano la rapacità, & l'ingordigia de' piu potenti, verso gl'inferiori, & à forestieri massime. Le Ninfe, i Fauni, & Satiri silvestri, & Centauri, & Chimere tutte son superstitioni, ò poesie, fatte pero non senza giuditio, ò per insegnar sotto quelle figure à gli animi semplici, ò per dilettare. Si che queste inventioni non meritano esser biasimate per Chimere, ne manco han paragone alcuno con l'Alicorno: perche quel, che si truova scritto dell'Alicorno, non è favola, ne fintione, ma veramente historia di cosa, per istrana, & oscura ch'ella sia, realmente esistente, & accettata, & tenuta per verissima da ogni buono scrittore.
Et che ciò sia il vero, tutte quelle ragioni, che gli sono addutte in contrario, le medesime si possano anco fare contra l'altre cose vere: si come hora risolvendole à una per una, si mostrerrà manifestamente. Nelle quali mi scuseranno alcuni piu dotti, che sanno queste cose meglio di me, & per avventura parrà loro ch'io mi distenda lungamente, dove io potevo forse risolverle con piu brevità: Si perche queste risposte portan seco altre ragioni, che se io non m'inganno concludano per la parte affermativa, & ch'io tengo per vera dell'Alicorno. Si ancora perche in questi discorsi delle cose naturali, ch'io soglio domandar filosofia pratica, & veramente filosofia, non si ricerca tanto lo stile loico, & ristretto, che per lo piu porta seco oscurità, & massime in questa lingua: quanto par che si desideri un ragionamento Retorico, & disteso, che con ragioni chiare, & con esempi familiari risolva ogni dubitatione, & porga insieme al lettor, & diletto, & notitia di piu cose.

RISPOSTA ALLA PRIMA RAGIONE,
Che l'Alicorno è veramente, se bene egli sia incognito.
Per la prima ragione si è allegato, che l'Alicorno sia fera incognita; il che non si niega, ma da questa propositione non seguita però la conseguenza à conchiudere, dunque l'Alicorno non è. Perche il medesimo avviene d'infinite altre cose, le quali perche ci si portano di lontani paesi, ò perche nascano ne' deserti, ò che sien rare di natura loro; sono, come si è detto già, quanto alla specie, & la natura loro, in pochissima notitia appresso di noi, & con tutto ciò son quanto all'uso volgarissime, & note à tutto'l mondo. Che è piu in uso hoggi in tutta l'Europa degli Aromati, & del reubarbaro, et del Legno Aloe, & dell'Ambra per non dire di tante altre spetierie, & cose nobilissime? Et nondimeno à giuditio d'ognuno, che sia mediocremente esercitato nelle historie naturali, appresso gli antichi, & Dioscoride, & Galeno, & Plinio, che ne fecero professione, à pena si truova di loro scritta cosa di verità, anzi molti restano ancora in gran dubbio. Del Reubarbaro, per diligentia, che vi si sia usata da un tempo in quà, non si sà ancora la pianta, & in che regione, ò di Ponto, ò di Levante propriamente naschi. Del Legno Aloè, veramente nobilissimo, non si sà altro di certo, se non che per nascere egli ne i deserti inaccessibili, & grandi, on si vidde mai di qual'arbore si sia, se non quanto le piene de' fiumi, & le smisurate inondationi, che fanno ogni anno il Gange, & l'Indo, & molti altri fiumi dell'india, ne recano certi rottami, come noi vegghiamo, che si ricolgano intorno à quelle rive, per un legno odorifero, e precioso.
L'Ambra Cane si dice, che nasce in Arabia, & che si truova andare à nuoto sopra certi fonti al lito del mare, ma è gran cosa, che non si possa sapere ancora, che cosa sia. Chi dice, che nasca in quei fonti à guisa di funghi, chi tiene ch'egli sia una specie di bitume, si come io dichiarai ne' libri delle Therme(1); ò piu tosto come io intesi da un nobil Principe, ch'ella sia un'escremento di un gran pesce, il quale pascendosi d'un frutto d'una certa pianta, che in quei liti si genera, à un certo tempo fa nel ventre apostema; il cui escremento, ò viene à nuoto sopra à quell'onde, e questo si raccoglie per il migliore, ò lo getta il pesce stesso fuori, & è il piu vile: ò egli muore, & rigettato dal mare vi si truova drento in quello apostema dell'Ambra parte nera, & parte grigia. Ma che piu?
L'Ambra Coronaria, che è cosa piu volgare, havuta però anch'ella in gran pregio appresso gli antichi, & non meno de' moderni, si pesca (si può dir) nelle regioni nostre, ne' liti del mare di Germania: & nondimeno si dubitò fin'al tempo di Plinio, & hoggi non è risoluto, s'egli sia pur una sorta di bitume, ò di sugo congelato in quella maniera, come nasce il Corallo in altri mari. O veramente s'ella sia una gomma di qualche arbore in quelle selve Settentrionali, & deserte, che da se stessa caschi, & per i fiumi, & per l'onde del mare sia recato à quelle rive. Cosa certa è, che se non si pesca con certe reti buttate contra flutti del mare, ò se non si cava dall'arena, in ogni altro modo, che si truovi, non ha quel pregio, ne quella perfetione, il che fa pensare ch'ella propiamente naschi in quel mare.
Hor quì lascierò infiniti altri esempi somiglianti, & solo piglierò questo per argomento, che si come noi à pena sappiamo ragionar delle cose tanto usuali, & trite, & pur non si può negar, che siano; cosi credo io, che noi non possiamo negare che l'Alicorno sia, se bene egli sia poco noto, per esser egli fera alpestre, solitaria, & rara in modo, che tutti gli autori convengano in questo per un punto molto notabile della natura di questo animale, che non si può pigliar vivo.
ALLA SECONDA RAGIONE,
Perche l'Alicorno si è havuta confusa notitia.
Con questo discorso medesimo si risponde quasi à tutte le altre ragioni seguenti: perche di questo animale si è havuta quella notitia, che è ordinaria quasi di tutte le cose del mondo, & della capacità nostra insieme.
Cioè, che dal principio cominciano haver qualche nome per mezzo d'autori incogniti, & di poco conto confusamente, fin che col tempo vengono in maggior certezza: à tale, che dell'Alicorno ne son già piene le historie. Le cagioni, poiche si sia perseverato in questa notitia confusa, son quelle due, & ciascuna verissima, si perche questa fera è à noi straniera, & non mai vista in queste bande; si perche dove ella eziandio si truova, è rara di sua natura, & di radissimo si vede, per conversar (come si è detto) sempre in luoghi solitarij, & gran deserti. Dove son da considerare due gran segreti della natura: L'uno si è, che la Natura va molto scarsa nel generar certe sorti di cose molto segnalate, & rare, cioè che ella non abbonda molto in quella specie, ma si contenta di pochi individui. Questa è cosa chiara in molti esempi: perche Dio onnipotente à maggior gloria dell'opere sue, in qualunque cosa ha voluto mostrar qualche segno delle sue infinite meraviglie. Lasciamo andar quanto egli sia mirabile, contemplando la forma di questa gran macchina del mondo, l'ordine de' cieli, i moti, e'l concorso delle stelle, il componimento degli elementi, & come egli mantenga bilanciata la terra in aria, & habbia posto termine al mare. In qualunque di queste cose create, dalle minori alle maggiori, si vede qualche segno di meraviglia, ò in un modo, ò in un altro.
In alcune cose Dio, & la Natura ha voluto esser meravigliosa nel modo della generatione, come delle gemme, che le crea nelle occulte viscere de' monti per virtù sola celeste, & conforme (come disse altamente quel Savio) all'elemento delle stelle. In altre bisognando un lungo sforzo di natura ha poste centinaia d'anni à produrle, come è nel crear l'oro, & tante varietà di pietre, & marmi preciosi, che però hanno lo splendore, & le forze somiglianti à quelle del cielo. Negli animali, in quelli, che facean di bisogno grandemente al mantenimento del mondo, & della vita, ne creò per tutto, & in grandissima copia: Et si prese anco diletto la natura di parer generosissima nel moltiplicarli in molte specie. Altri all'incontro, perche ò non erano cosi necessarij, ò sarian stati perniciosi à questo suo mirabile ordine, ne creò pochissimi, & dette loro istinto di fuggire il cospetto de gli huomini, & degli animali piu mansueti, come vediamo de' Leoni, Draghi, Basilischi, & Tigri, & tante altre fere crudeli, le quali ha ella, come dir cacciate, & confinate ne' deserti, ch'altrove non saprebbon vivere.
In certi appar miracolosa nelle operationi, come nel generar Muschio, & Ambra, & Zibetto, & Seta di corrution d'animali, si può dire immondi. In certi, qual è si rozzo intelletto, che non ammiri la Natura, & Dio ne gli ornamenti delle cose? Conciosia che non vestì mai Salomone (come ben disse la Sapientia) in tutta la gloria sua si ornatamente, quanto Iddio ha vestito i gigli, & gli altri fiori della terra, & gli uccegli dell'aria. Quai Smeraldi non restano vinti dal gratioso color verde, che risplende in certi scarabei? Et qual gemma, ò qual lavoro non resta inferiore alle veramente gemme, verdi, rosse, turchine, & d'oro, delle quali à punte di Diamanti si veggano ornati la state certi infimi vermicelli, & bruchi? Altri animali ha fatti stupendi nella grandezza loro, come sono gli Elefanti, creati quasi per le fattioni delle guerre, & come sono anco le smisurate Balene, che à guisa di grandissime Navi si ritrovano in certi mari.
Altri all'incontro ha fatti stupendi nella sua piccolezza, come tra tutti parve à Vergilio stupendissima la Zenzala, animal che si vede à pena, & nondimeno à guisa d'Hipogrifo, egli stesso è cavallo, cavaliere, & trombetta, & Perseo, e'l Pegaseo. Hor in alcune cose per venire al nostro proponimento, ha voluto la Natura, & Dio mostrarsi miracoloso nella sua rarità; come avvien forse della Fenice, che pur si legge in certi autori, fu veduta tra l'Arabia, & l'Egitto, essendo Consoli Q. Plautio, & Sesto Papinio. E si come tra le piante avvien del Balsamo, il quale non accade dir che non sia, & pure in quanto si spande questa gran machina del mondo, non si truova che naschi altrove, che in ispatio di quaranta staij tra la Siria Palestina, & l'Egitto; & come che piu volte si pruovasse al tempo degli Imperadori del mondo, di trapiantarlo, (come scrive Plinio) non ci valse però, ne diligenza humana, ne cultura, ne osservation d'aria, ne di benignità di cielo, che la Natura ha voluto sempre esser la padrona lei; mai è stato possibile che'l Balsamo sia stato Balsamo altrove, che in quel poco di ristretto. Somigliantemente par che sia piaciuto à quel miracoloso architetto, & grande Iddio, che l'Alicorno sia raro in tutte le cose della Natura; argomento (s'io non mi inganno) per un altro gran secreto di Natura, che si come ella suol'esser rara in tutte le cose d'importanza, e mirabili (come testè dicevamo del balsamo, liquore di sua natura, & di virtù incomparabile, & della Fenice, & delle Gemme) cosi debba parimente esser questo animale, ò'l suo corno in qualche stupenda prerogativa miracoloso. Et per segno di ciò manifestissimo, egli ha per istinto naturale di esser solitario, andar per i deserti, & allontanarsi in modo da' luoghi piu praticati, che par miracolo talvolta se ne truovi qualche corno, che per avventura (come habbiam detto del Legno Aloè) da quei gran deserti l'arrecano i fiumi, & quelle gran piene, morto che sia l'animale, à qualche riva, la onde se n'ha pochissima copia.
ALLA TERZA RAGIONE,
Perche quei, che scrivono dell'Alicorno sien varii tra loro, & parimente sien varii alcuni Corni, che si truovano.
Di quì nasce, che manco le genti di quel paese par che n'habbino mai saputo render molto conto; se non che l'effetto istesso non si potea negare, & in ispatio d'anni, & di secoli vistosi hor uno, hor un'altro di quei Corni in mano di quei Principi, si come sogliano tutte le cose nuove venir in cognitione à poco à poco, ha del verisimile, che appresso quelle nationi piu vicine, ne nascesse dal principio una fama publica, la quale secondo le forze, ch'ella si acquistò à lungo andar di verità, cosi venne ricevuta dal mondo, e notata da scrittori.
Et de' primi mostra, che fosse scritto di questo animale da' Caldei, per essere stata fra loro la prima professione, che si ricorda delle scienze, & per la vicinanza con l'India, li quali però lo chiamarono Reména, che poi trapassando à gli Hebrei (come in piu luoghi della Bibbia si legge) vien detta quasi con la medesima pronuncia Remin, & Reém, si come si dichiarerà meglio nella seconda Parte. Fin che alcuni piu curiosi, quando ancora non si haveva molta cognitione delle scientie, lo messero come degno di memoria nelle historie, & per mediocri ch'eglino si fossero, secondo che comportava la conditione di quei primi tempi, non si ha però da pensare, che ciò che scrissero fosse favola, del che viene imputato Ctesia, ma che almeno ne fosse vera qualche parte. Come questa dell'Alicorno, veggendosi apertamente che in processo di tempo ritrovandosi pur cosa vera, ne fu scritto tuttavia con maggior chiarezza, fin' da Aristotile. Il quale scrivendo con tanto giuditio le cose degli animali, & di alcuni di quelli dell'India, de' quali eli puotè haver notitia interamente, per favor (come nota Plinio) d'Alessandro Magno; è necessario, non solo ha del ragionevole, che s'egli non fosse stato piu che certo dell'Alicorno, non ne havrebbe fatta pur mentione, non che scritta la historia. Si come egli non scrisse anco del Minotaro, ne de' Centauri, ne di si fatte novelle sopraddette, riputandole senza dubbio, per quel, che elle sono, semplicemente inventioni d'huomini, & favole, ò poesie. Al detto d'Aristotile poi si rapportano tanti altri nobili scrittori, se ben per non essere stata fin'à quei tempi la notitia di questo animale molto chiara, è stata causa, che gli autori, & prima Aristotile ne hanno toccate le specie solamente, che a' tempi piu posteri Plinio, & altri ne scrissero piu distesamente. Et con tutto che tra loro si ritruovi qualche diversità, non si deve però arguire per incertezza, ne per falsità della cosa; perche i posteri fu forza, che in qualche parte variassero un dall'altro, non già per contrarietà da quelli primi, ma perche n'hebbero tuttavia piu particolari, & piu certe informationi, & ne poteano scrivere piu risolutamente. In quel, che poi differiscono tra loro, chi non sa, che se ben la cosa è sempre la istessa, & la verità è una sola, & non piu, i concetti però degli huomini son varij, & variansi parimente le parole, le quali havendo riguardo la, onde possan variarsi nella cosa istessa, agevolmente s'accordano, & tutte quante à suo senso tornan vere? La cagione del variar della cosa medesima è manifesta, & è anco necessaria; perche stante la historia d'Aristotile, & di Eliano, che siano due, ò piu sorti d'Alicorno; un'autor ragionerà d'una, & l'altro d'un'altra specie. Anzi un'autor medesimo scriverrà in un luogo d'una sorte, & in un'altro luogo di un'altra: & cosi segue la conclusione, che un di loro, ò ambedue dican la bugia, anzi si ha à distinguere la equivocatione, & si troverranno ambedue veri. Con la medesima distintione si accorda parimente la differenza d'alcuni moderni, che alla età nostra, ò poco innanzi hanno scritto dell'Alicorno di veduta loro, & per cosa certa. Di uno scrive Marco Polo Venetiano in Tartaria, di due il Bartema Spagnuol nella Mecca, & d'un altro il Cadamosto nel mondo nuovo, che si congiunge con l'India: come diremo piu distesamente a' suoi luoghi.
Nelle quali descritioni, se pur si ritroverà qualche diversità, dico che agevolmente si possono concordare, tuttavolta che s'habbia questa consideratione, che per avventura quegli autori non parleranno tutti quanti d'una specie. Senza che, come poi si dirà, può star molto bene, che di una specie medesima gli individui habbino qualche diversità tra di loro: si come veggiamo variarsi tutti gli altri animali, ò piu, ò meno, per varietà de' paesi, del pascolo, dell'aria, & dell'età ancora, per la quale mutano il pelo, il colore, & in qualche parte la forma. Et molto piu possan variar ne i Corni, che gli mettano, ò piu per tempo, ò piu tardi, & nel crescere variano evidentemente.
Et il simile accade ne i Corni, che si veggono ne i tesori de' Principi; li quali non è gran fatto, che non siano tutti quanti à un modo, perche l'arte senza dubbio in qualch'uno vi harà aggiunto qualche cosa di suo; tali saranno stati lasciati rozzi, & come la natura gli harà prodotti; tali saranno stati puliti, ò strisciati, ò acconci in altra guisa, ò rotti à tale, che chi non harà si fatte considerationi, facilmente ne potrà restare ingannato.
ALLA QUARTA RAGIONE,
delle virtù, & gran promesse, che si fanno
dell'Alicorno.
Seguita il quarto argomento, che per quanto accompagnato con altre ragioni sopradette, par di qualche momento, tanto egli inteso nel suo vero senso, resta fiacco, & di nessun valore. Si fondava l'argomento in questo, che faccendoni dell'Alicorno alcune promesse eccessive, & incredibili, ciò sia inditio manifesto, ch'egli debba esser cosa favolosa, & non vera. Il che non segue; perche siano le promesse eccessive, & grandi quanto si vogliano, non mi si negherà però ch'elleno potranno essere eccessive in parte, & non in tutto; & secondo i loici non è buon'argomento, dalla parte derogare al tutto, & che rimosso l'accidente, si tolga anco la sustantia.
Senza che veramente non si può negare, che certe virtù, & certe operationi delle cose siano mirabili, ciò è, che non se ne sappia la ragione: perche di si fatte virtù occulte ne son pieni i libri; li quali con tutto ciò non contengono, ne ci dichiarano la menomissima parte delle meraviglie, che tuttavia noi ritroviamo, & tocchiam con mano d'infinite cose: perche dunque vogliam noi negare, che qualche una di quelle mirabili virtù possino ritrovarsi anco nell'Alicorno? Verbigratia ch'egli sia contra veleno, & che posto alla presentia del veleno, sudi, & che nell'acqua bolla. Ma posto, che nessuna di queste virtù, che gli si attribuiscono, siano vere; questa è ben cosa enorme, & intollerabile in tutte le scienze, che mancando l'accidente, manchi altresì la sostantia. Et perche di cotali operationi, & delle sue cause, se alcuna ve n'è manifesta, si ha da ragionare à suo luogo nella terza, & ultima Parte; però quanto si richiede per risposta all'argomento, ne sia detto sin qui à bastanza.
ALLA QUINTA ED ULT. RAGIONE,
Perche l'Alicorno non fosse mai condotto
negli spettacoli de' Romani.
Resta rispondere all'ultima ragione; nella cui solutione, se gli ultimi argomenti sogliano essere i migliori, & i piu dimostrativi, si conchiuderà indubitatamente, che l'Alicorno è vero, & non si può negare. Si arguiva dunque per gran meraviglia, se questo animale era veramente, com'egli però al tempo de' Romani non fosse condotto mai in quei trionfi, à guisa, che vi condussero il Rhinocerote, & tante altre fere strane, la onde gli autori di quei tempi ne havessero potuto scriver di veduta loro la verità. Ma per il contrario, non trovandosi memoria ch'egli fosse mai veduto in quei spettacoli, questo è segno ch'egli veramente non si trovava, & non dovea esser cosa vera. Alla quale oggetione rispondo, che ciò non solamente non è meraviglia, ne gran cosa, anzi v'ha tre risposte, & tre ragioni evidentissime. Prima per quel, che si è detto della bestialità di questa fera, che non solo è rara di sua natura, & di radissimo si vede, conciosia che ella vadia sempre solitaria, & per deserti inaccessibili: ma del tutto è indomita in modo, come dicemmo per cosa notabile, ch'ella non si può pigliar viva. L'altra è, che quando ben'ella fosse stata per alcuni tempi presa; dobbiamo però ricordarci, che la regione, dove si genera questo animale, è lontanissima, & quasi negli Antipodi, che à condurlo in queste bande (lasciamo andar la sua stranezza, & che non si domestica mai) saria stato impossibile, per la varietà, quando altro non ostasse, dell'aria, del cielo, & de' paschi. Il che veggiamo tal volta in qualche animale di queste circonvicine regioni, quanto malamente si cavono del loro natìo paese, & se pur si conducono altrove, ci vivan poco, come i Cammeli, & già gli Elefanti. Et poi che bisogna sempre contrastar con l'altrui poca esperienza, di questo ne habbiamo hoggi un'esempio tra gli altri chiarissimo, per le relationi di Pietro Gillio, gentil'huomo Franzese, scritte dal Cardinale Armignac gli anni passati, che il Signor Armonte era Ambasciatore di S. M. Christianissima appresso di Solimano gran Turco, quando egli fu nella guerra contra'l Soffi re di persia. Racconta il Gillio, che nel ritorno da quelle bande verso Europa, per diligentia incredibile, che il Signor Armonte usasse di condurre un'Elefante, ch'egli s'havea fatto dimestichissimo, per presentarlo al re di Francia suo Signore, egli non potè mai passare i confini della Soria, che con gran dispiacere di quel Signore se ne morì. Et perche questa historia non sia senza qualche eruditione, di ciò rende la ragione, che habbiam detta di sopra, Eliano; il quale nel libro X al cap. XVIII scrive, che gli Elefanti come si veggan tirati in paesi strani, ò per qualche sentimento ch'eglino habbino, ò pur che l'aria, et i paschi altrove non gli comportino, cascano per lo piu morti di malinconia, ò si danno in un pianto grandissimo, & versano dirottamente tante lacrime, che si acciecano. Et di si fatte difficoltà patiscano piu, ò meno tutti gli animali, & tutte le piante, che si trasportano in paesi strani, che, ò non possano vivere altrove in nessun modo, ò vi duran poco tempo, ò imbastardiscono, et degenerano manifestamente dalla natura loro. Ma oltre à questo, ci è un'altra risposta, che non ha replica, & si sa molto bene da chi ha lette, & osservate le historie, che i Romani non arrivorno mai in quelle bande dell'India à mille miglia.
Et è cosa certa, che l'arme loro non potero mai espugnar le forze de' Parthi, & se ben piu volte le ruppero, & ne riportorno trionfi grandissimi, à pena però passorno il fiume Eufrate, & viddero i confini de' Parthi, li quali cominciano dal mar di Persia, fino à l'Hircano, si stendeva in Oriente lungo il monte Imavo, fino al fiume Indo, & conteneva la dal Tigri la Parthia, Aria, Drangiana, Carmania, Battriana, cambaia, Aracosia, & di là dall'Imavo la Hircania, la Sogdiana, & altre Provincie grandissime, delle quali l'Imperio Romano à pena n'udì il nome, non che havessero potestà di comandare di là dall'Indo, & da'l Gange, dove scrivono ritrovarsi questo animale.

SI CONCHIUDE, CHE
l'Alicorno è.

Hor se queste risposte, & tante altre ragioni, che si allegano contra à chi nega l'Alicorno per cosa vera, mancheranno di credito; dirò anch'io all'incontro, che mancherà d'intelletto, & troppo sarà ostinato colui, che negherà il senso, & il vedersi tanti Alicorni, che si ritrovano ne' tesori de' Principi. Oh diran questi tali, vi si vede pur in questi gran varietà fra di loro, & che differiscono dalle note, & descritioni dateli da gli antichi. A questo la risposta già si è accennata di sopra, & è facile à chi vuole spogliarsi di passione, & non confidarsi tanto nella sua argutia: perche come si viene al particolare, basterà molto bene al sapiente, che' siano conformi nelle piu parti, anzi giudicherà ragionevol cosa, che sieno in qualche parte differenti, come dicevamo ch'uno Individuo è differente dall'altro, & che variano per varietà di cielo, d'aria, di paesi, di educatione, & tal'uni variano si specie specialissima, & per la età. Si come da' primi anni noi veggiamo, che i corni de i cervi cominciano à spuntar come lesine, & puliti, in due, & tre anni si ramificano, poi si fanno rozzi, & si mutano in successo d'anni di grandezza, di grossezza, & di figura. Et che dubbio v'è, che ne i corni dell'Alicorno debba avvenire il medesimo, & debbano havere le sue mutationi naturali, massime del color del corno, di quelle strisce, & d'altre simili fattezze esteriori, che deggiano essere l'ultime à venire. Et qui lascio, che verissimamente alcuni corni, benche siano di natura i medesimi, nondimeno saran stati differenziati dall'arte, ò in un modo, ò in un altro, ò rotti, ò puliti, ò strisciati, ò variati con altri ornamenti, secondo che sarà piaciuto à quelli, à cui saran venuti nelle mani.
Et di molti facilmente avverrà, che non saran veri Alicorni, ma i Principi, appresso de' quali si ritrovano, si compiaceranno haverli, & tenerli per vero Alicorno; & sapendo noi, che di tutte le cose rare, & preciose, si trovan delle vere, & delle falsificate ancora, è offitio d'ogni giuditioso ingegno distinguere l'une dall'altre, & non per una falsa biasimar tutto'l restante. Hor parendomi haver già risoluti tutti i motivi, che si possan far contra l'Alicorno, farem fine à questa parte, conchiudendo, che l'Alicorno sia veramente, & non si possi negare: & à piu chiarezza della verità, con altri fondamenti verremo à determinare, che sorte d'animale egli sia.

SECONDA PARTE
DI QUEL, CHE SIA L'ALICORNO.
Già che si è provata con tante autorità, & con alcune vive ragioni questa conclusione per verissima, che l'Alicorno è; & che in trascorso di parlare si è toccata la natura di questo animale, & della sua rara conditione, & dove egli nasca, & del suo Corno, & come egli sia stato in gran conto per ogni tempo; parrà forse, che noi habbiamo il campo larghissimo à dimostrar quel, che egli sia. Con tutto questo havendosi à cavare il proprio genere, & la diffinitione di questo animale da quelli autori antichi, & moderni, che n'hanno scritto, & tra tutti quanti essendo le differenze, che si sono intese nella prima parte; non si può senza qualche difficoltà darne à pieno risolutione. Però è di mestieri, che noi andiamo accuratamente considerando quelle autorità, & quelle historie, che di questo ragionano, dalle quali trarremo la verità, la qual poi confermeremo col testimonio d'alcuni, che a' nostri tempi hanno scritto dell'Alicorno di veduta loro, & col paragone insieme di tanti Alicorni, che ne i tesori d'alcuni Principi si veggano. Dico dunque che nelle prime memorie, che s'habbino del mondo insino à questa nostra età, in molti luoghi della Bibbia si fa mentione dell'Alicorno: dove se bene egli non si esprime, che sorte d'animal veramente sia, si cava nondimeno dal senso delle parole, che e' sia una fiera asprissima, & terribile. Si legge in Caldeo Reména, & nell'Hebreo con voce quasi derivata da questa, Reém, & Remín, con tutto che san Hieronimo Dottore intendentissimo, non meno delle cose naturali, che delle sacre Scritture, et delle lingue: interpreta in alcuni luoghi questa parola Reém, Rhinocerote. Si come nel Duetoronomio al cap. XXXIII Quasi cornua Rhinocerontis cornua eius: dove impropriamente harebbe egli interpretato Monocerotis, significandoli nel numero del più, non uno, ma piu corni. Et Remín in David al Salmo XXII Libera me domine ab ore Leonis, & à cornibus Unicorniorum humilitatem meam. Et al Salmo XXIX Reém, Dilectus quemadmodum filius Unicornium. Et al XCII Exaltabitur cornu meum sicut Unicornis. Leggesi parimente questo nome in paragone di fortezza, in Esaìa al cap. XXXIIII Descendent Unicornes, &c. quasi viri fortes. Et in Iob al XXXIX. In lingua Arabica, secondo Andrea Bellunense, che alla nostra età è stato molto diligente nella interpretatione di Avicenna, scrive, che questa parola Alcherchedem, significa un'animale, che habbia un sol corno in fronte, il quale è contra veleno. Nelle quali autorità si nota principalmente, che la memoria, che si ha di questo animale, è antichissima, & che si havea per una fera molto feroce, & terribile; & dipoi venendo piu al particolare, si torna di nuovo in quella consideratione, che l'Alicorno, ò Monocerote, per avventura non possa essere altro, che il Rhinocerote. Prima per la somiglianza delle voci, & etiandio della cosa istessa: conciosia, che tanto è dire Monocerote, cioè animale d'un solo corno, quanto Rhinocerote, se non che di piu quivi si esprime il luogo, cioè ch'egli habbia un sol corno sopra'l naso. A questo s'aggiugne la interpretatione (come io ho detto) di San Hieronimo, che piglia l'uno per l'altro. Et di piu io vi aggiungo un terzo argomento, che i mercanti Portoghesi, de' quali alcuni dotti Medici sono stati molti anni nell'India, & hanno usata gran diligenza nel ritrovar la verità, & la propria natura degli Aromati, & di tante altre cose preciose, che ci si portano da quelle bande; affermano questi valenti huomini, che dell'Alicorno non han trovato altro di certo, se non che quelle genti tengano ch'egli sia'l corno del Rhinocerote, & che specialmente egli si ritrovi nella terra Bengala, et che ivi è in riputatione per Alicorno, & per antidoto contra veleno: ancora che di questo non habbino ferma certezza. Laonde non è gran fatto, che'l mio dottissimo Cardano habbi scritta questa per la vera opinione. Con tutto ciò, che l'Alicorno sia il Rhinocerote, questa metamorfosi (per dir cosi) non è vera. Perche il Rhinocerote è specie d'animale, ancor lui feroce molto, ma differente dall'Alicorno; & Plinio lo descrive particolarmente nel libro VIII al cap. XX con queste parole. Ne i giuochi di Pompeo Magno fu mostrato il Rhinocerote, con un corno sopra le nari, quale si è visto piu volte. È egli prodotto dalla natura per un altro inimico all'Elefante, perche lima'l corno nelle pietre, & cosi vien con esso alla battaglia. Questo medesimo afferma Solino nel libro delle molte historie miracolose. Ma che veramente tra queste due sorti d'animali sia gran differenza, si dichiara per le parole di Pausania autor greco, scrivendo egli ch'el Rhinocerote ha due corni, & non uno solo. Uno dice ch'egli è assai ben grande, & ch'egli l'ha sopra le nari; L'altro gli esce in cima à le spalle piccolo, ma gagliardissimo. Et Festo dice, che alcuni pensano, che il Rhinocerote sia'l Bove salvatico dell'Egitto. Ma di più; chi dubita che se questi animali fossero una cosa medesima, non vi sarebbe piu che dire? conciosia che il Rhinocerote fu appresso à i nostri antichi animal notissimo, & mentre Roma fu Imperatrice del mondo, si vidde molte volte in quei gran spettacoli, messo contra l'Elefante. La prima volta fu condotto nella dedicatione dell'Amfiteatro di Diocletiano, il quale per segno di raro spettacolo, ne fece far una medaglia, nella quale si vede da una banda il Rhinocerote, che viene interpretato secondo alcuni giuditiosi per la magnanimità, & fortezza regale; ò veramente ch'egli volesse con quest'impresa conformar se stesso alla natura del Rhinocerote, che è tardo all'ira, ma poscia implacabile.
Li quali significati mostrò benissimo Martiale, il quale essendo favoritissimo di questo Imperatore, nel commune applauso di tanta sua gloria, fece due bellissimi epigrammi, nell'uno de' quali mostra la fierezza, & forza incomparabile di questo animale, che balzasse in aria il toro come una palla à vento, dicendo.
Praestitit exhibitus tota tibi Caesar harena
Quae non promisit praelia Rhinoceros.
O quam terribiles exarsit pronus in iras
Quantus erat cornu, cui pila taurus erat?
Nell'altro mostra, che se bene egli è tardo all'ira, divien però curiosissimo, & che e' ferisca con due corna, & non con uno, dicendo.
Solicitant pavidi dum Rhinocerota magistri,
Séque diu magnae colligit ira ferae.
Desperabantur promissi proelia Martis
Sed tamen is rediit cognitus antè furor.
Namque gravem gemino cornu sic extulit Ursum,
Iactat ut impositas Taurus in astra pilas.
Si è visto ultimamente il Rhinocerote a' nostri tempi in Europa l'Anno MDXV quando Emanuel Re di Portogallo ne fece un spettacolo in Lisbona contra d'un Elefante, fattisi venir dall'India orientale, nel qual contrasto l'Elefante restò perditore. Quei, che allhora lo viddero, lo descrivono simile all'Elefante, & della medesima statura poco meno, se non che ha le gambe piu corte, & i piedi con l'ugna sode, & spartite, ha la testa come di porco, la schiena armata d'un cuoio durissimo scaglioso, & fesso à guisa di rotelle, & con due corni, come si è detto, uno sopra le nari, & l'altre in schiena piu piccolo.
Per chiarirmi d'ogni dubbio, che l'Alicorno, & il Rhinocerote non sieno i medesimi, fra molte preciosissime distillationi di Quinte Essentie, di Balsami, Elisir, Oro potabile, & altre cose d'infinito valore, delle quali il virtuosissimo, & veramente Gran PRINCIPE di Toscana si diletta, & ha raccolte da tutto'l mondo, mi fece gratia farmi vedere a paragone il corno dell'uno, & dell'altro, li quali son differentissimi. Perche il corno del Rhinocerote è nero, & del tutto di grossezza, & di lunghezza come quello del Bufalo, se non che questo non è vano dentro, ne storto, ma per tutto è sodo, & grave, & solamente torce alquanto verso la punta, la quale è acuta quanto può essere, con un cespo di setole dove è staccato à quattro dita dal naso negrissime, & folte, & raspose quanto una lima. Quel dell'Alicorno, benche egli non sia intero, è differentissimo, & bianco, & mostra piu del nobile, come mi riservo di dire à luogo suo. E di necessità adunque per questi paragoni, & per tante autorità à conchiudere, che l'Alicorno sia altro animale, che non è il Rhinocerote.
E se San Hieronimo interpreta alle volte uno per l'altro, di ciò si è già accennata la cagione, perche in certi luoghi si trovava scritto nel numero del piu, piu corni, & non un solo, la onde harebbe partorita confusione à dir, Libera me Signore da i corni dell'Unicorno. Et somigliantemente in certi altri luoghi. Che i mercanti poi dell'India, & quei Medici habbino per detto degli Indiani, che per lo Alicorno loro non intendano altro, che'l corno del Rhinocerote, già essi confessano, che di ciò non han certezza ferma, & allhora noi gli crederremo, che si saran meglio chiariti della verità. Et massime d'un'animal cosi raro, & d'un corno cosi precioso, che non si vende à Mercanti: si come, & di questo, & d'infinite altre cose d'Oriente loro stessi dicano non haverne ancora havuta notitia à pieno, & come si desidera.
Hora passando à le historie naturali, primieramente è di bisogno notificar un'errore, il quale è stato cagione, che alcuni si sono ingannati inavvertentemente, ò ragionando, ò scrivendo di questo animale. Et questa è stata la equivocatione, che si è presa in questo vocabolo Monocerote, il quale si può intendere in due modi, ò per adiettivo significante un'animal d'un corno, ò per sustantivo, & per una specie propia d'animale con un corno solo. Aristotile non intese mai per Monocerote una specie specia

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